1. LE CINQUECENTINE

Le Cinquecentine

Il fondo conta, oggi 11 marzo 2024, ancora 35 esemplari del Regimen pubblicati nel XVI secolo ed impressi in varie stamperie italiane ed europee. Dico “ancora” perché in questi ultimi 4 anni, non è emerso nulla più di quanto abbia repertoriato rispetto all’ultimo aggiornamento di questo mio sito.

A questi si aggiunge un incunabolo, acquisito nell’aprile del 2017. Si tratta di un fascicolo stampato a Strasburgo intorno alla fine del XV secolo il cui contenuto è attribuito al Maestro Mauro Salernitano, intitolato “De Urinis” che probabilmente faceva parte di un “Ortus Sanitatis. De herbis & plantis. De Animalibus & reptilibus. De Avibus & volatilibus. De Piscibus & natatilibus, De Lapidibus & in terre venis nasce(n)tibus, De Urinis & earum speciebus, Tabula medicinalis Cum directorio generali per omnes tractatus” stampato da Johann Prüss, a Strasburgo intorno al 1497.

Poi, nel 2018, uno dei miei ricercatori-librai, il dr. Paolo Rambaldi, mi trovò una rara edizione del “Tractatus de virtutibus herbarum” stampata a Vicenza nel 1491 da “Leonardus Achates und Guillelmus de Papia” purtroppo mutila di diverse pagine ma, del pari, estremamente interessante, soprattutto per me, che avevo acquisito, anni prima, e sempre con l’aiuto del dr. Rambaldi, un’altra edizione di un erbario stampato a Venezia nel luglio del 1534 di cui si conosce un unico esemplare in Italia dal titolo: “Herbolario volgare, nel quale le virtù de le herbe, & molti altri simplici se dichiarano, con alcune belle aggionte novamente de latino in volgare tradutto”. In quello stesso anno fu dato alle stampe, ma nel mese di novembre, un’altra emissione che, invece, è più facilmente trovabile. Non è dato sapere il motivo di questa  particolarità.

Questi erbolari hanno una caratteristica: sono illustrati da 150 xilografie che mostrano le virtù delle erbe richiamate, descritte e studiate. 

L’importanza, per il collezionista, della acquisizione dell’incunabolo del 1491 sta nel fatto che l’erbario del 1534 costituisce la traduzione, in volgare, del precedente.

Tra le cinquecentine riunite in questa collezione ve ne sono tre del tipografo veneziano Bernardino Vitali: una in 60 carte e due in 82 carte, che la Smithsonian Institution di Washington, la British Librairie di Londra e la Biblioteca Apostolica Vaticana annoverano tra i propri incunaboli sebbene la loro pubblicazione sia stata collocata intorno al 1503.

Seguono altri esemplari impressi da altri tipografi attivi a Venezia, a Parigi (come l’edizione uscita, fresca di stampa nel 1580, dai torchi dalla bottega del tipografo Marnef che era in società con la vedova di un altro rinomato tipografo, Guillaume Cavellat: parliamo di una riemissione di un altro esemplare stampato nella stessa città e dallo stesso tipografo nel 1575 e che è conservato dalla nostra Biblioteca Provinciale) o in altre città europee come Ginevra e Anversa, situate al crocevia di importanti assi di comunicazione e di collegamento tra il Mediterraneo e l’Europa del Nord, città di scambi commerciali, di beni e di idee.

Ma per avere una prima edizione a stampa in volgare, e quindi destinata ad una più ampia fruizione, bisognerà attendere il 1587. Il luogo di nascita di questa specialità? A Perugia, nella bottega Pietroiacomo Petrucci.

Anche Francoforte è molto rappresentata, visto che Christian Egenolff il Vecchio (1502/1555), e dopo di lui i suoi eredi, primi importanti stampatori-editori operanti nella città tedesca (impressero nella sola Francoforte oltre quattrocento titoli), pubblicarono, dal 1545 al 1582, dieci edizioni del De Conservanda bona valetudine, scholae Salernitanae opusculum, ed a Salerno ne conserviamo otto: sette nella collezione Altieri ed una presso la Biblioteca Provinciale.

Gli Egenolff stamparono, di questo libro di medicina, un numero di esemplari che oscillava, complessivamente, tra le 5.000 e 10.000 copie dando principio alla serie delle dieci edizioni illustrate, dalla carta brunita, interpolate e curate dal medico tedesco Curio. Alcuni mesi fa è stata acquisita anche la prima edizione del Regimen stampata da questo tipografo nel 1545, che a differenza delle successive, presenta un terzo delle xilografie contenute nelle edizioni che la seguirono.

Oltre a questi esemplari che rappresentano le varie edizioni del Regimen, la collezione Altieri raccoglie anche altri importanti testimonianze della scuola salernitana.

Abbiamo, infatti, una rarissima edizione di un erbario del 1534 stampato il 25 luglio a Venezia da Giovanni Andrea Vavassore denominato “Il Guadagnino”, della quale si conosce una sola copia presente in Italia, come testimonia il sito di ricerca del Ministero dei Beni Culturali, edit16.

Altro esempio della importanza dei nostri medici medievali è rappresentato da una rara edizione delle Pandette di Matteo Silvatico stampata a Venezia nel 1511  da Simone de Lovere. Le pandette o come si legge dal titolo “Opus Pandectarum Matthei Sylvatici cum Quotationibus auctoritatum Ply. Gal. et aliorum in locis suis: necnon cum Simone Ianuense: ac Tabula” sono una sorta di enciclopedia in cui sono elencati 721 voci di vegetali (semplici), minerali ed animali utili pur la cura di malattie ed altri accidenti che potessero colpire la salute delle persone. La particolarità di questo testo sta nella dizione di molte voci in arabo, greco e latino. Altro aspetto rilevante di questo libro lo troviamo nei riferimenti che Matteo Silvatico fa alla propria città, Salerno, risolvendo ogni dubbio circa la sua origine. Infatti nella descrizione della Culcasia (anche detta orecchie di elefante) ancora presente nel Giardino della Minerva della nostra città si legge: “Et ego ipsas habeo Salerni in viridiario meo secum spectabilem fontem” (Ed io le stesse (piante di Culcasia o colocasia) posseggo nel mio giardino di Salerno vicino ad una bella fontana.). Altro importante riferimento lo troviamo nella voce “Bruculus” laddove leggiamo: “Et ego vidi eos Salerni anno Dominice incarnationis 1297” così attestando la invasione di queste cavallette (bruculus) a Salerno sul finire del XIII secolo. Le edizioni conosciute sono, in ordine cronologico e secondo l’opac del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN):  una prima, priva di data ma non successiva al 1483, stampata a Vicenza, a seguire una stampata a Pavia nel 1508, altra a Venezia nel 1511 che è la nostra, e poi Pavia nel 1521, Venezia nel 1523, ancora Venezia nel 1524 ed, infine, due a Lione nel 1541.  Ma ritorniamo all’argomento principale.

Questi libri testimoniano la importanza della medicina salernitana in tutta Europa e, soprattutto, costituiscono chiaro indice della necessità di conoscenza e divulgazione di quella medica, resa più agevole dall’avvento della stampa che offre questi libri, sia pure in numero limitato, ad un maggior numero di persone, comunque erudite. Si pensi che ogni tiratura di libri produceva tra i 500 ed i 1000 esemplari.

Alla semplicità degli aforismi che enunciano principii, a volte, ovvii, si alterna la fantasia di altri aforismi la cui efficacia è indimostrata, sebbene commentatori come il medico alchimista Arnaldo da Villanova, successivamente corretto ed emendato dai medici operanti in Germania come Giovanni Curio, Iacopo Crellio si siano sforzati di dare basi più scientifiche alle intuizioni del medici altomedioevali salernitani.

La ricerca di questi testi iniziata nel 2000 mi ha portato a scoprire edizioni sconosciute come, ad esempio quella stampata a Parigi nel 1506 dal tipografo Barbier che stampa per l’editore Pierre Baquelier. Una edizione simile viene, invece, riportata con la data di pubblicazione del 1513. La particolarità della edizione del 1506 è che ad essa ho trovato legato un libro di uno scienziato dell’epoca che si chiamava Aniano e che discute di astronomia.

Altra importante acquisizione è costituita dall’ “Experimentarius medicinae. Continens Trotulae curandarum aegritudinum muliebrum” stampato ad “Argentorati”, ossia nella città di Strasburgo, nel 1544 da Ioannem Schottum.

Qual’è la particolarità ed importanza di questo altro documento: racchiude, oltre al trattato della nostra Trotula, anche quelli di altri importanti medici della antichità come Oraziano (Oct. Horatiani, de curationibus omnium ferme morborum homini accidentium libros quatuor), Oribasio (Oribasii de simplicium, quae medicisprecipue in usu sunt, virtutibus lib. quinque, Teodoro (Teodori dietam: quibus vel salubriter utendum, vel cautius absinendum), Ippocrete (Hippocratis item brevissimam, per singulos anni menses), Esculapio (Esculapii de morborum, infirmitatum, corporisque accidentium origine). 

Ed infine un trattato di Santa Ildegarda di Binden (Lib. item  quatuor, Hildegardis, de elementorum, fluminum aliquot Germaniae, metallorum, leguminum, fruticum, naturis et operationibus. 

02052020

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